Oscar Wilde (1854.1900)

Aforisma autografo firmato.

Una pagina oblunga in ottavo. Slnd (USA 1882)

Eccezionale aforisma di Wilde, quintessenza del suo spirito dedito all'Arte, e frase conclusiva delle sue lezioni tenute negli Stati Uniti e in Canada nel 1882, “The English Renaissance of Art”.

Trascorriamo le nostre giornate, ognuno di noi, alla ricerca del segreto della vita.

Ebbene, amici miei, il segreto della vita è nell'arte.

Oscar Wilde.

 

In tutti i libri di Wilde compaiono epigrammi omicidi, sentenze definitive e aforismi implacabili. Questi pensieri di una delle menti più brillanti del XIX secolo sono riuniti oggi in raccolte dedicate, dove il lettore scopre l'importanza fondamentale della Bellezza, dell'Arte e dello Spirito.

Per Wilde l'Arte e la Bellezza erano una religione; una ragione di vita: “La bellezza è il simbolo dei simboli. Rivela tutto, perché non esprime nulla. Mostrandosi a noi, ci fa vedere il mondo intero pieno di colori” (Il critico come artista).

Wilde, invitato a tenere una serie di conferenze sul tema dell'estetica e del rinascimento inglese dell'arte, arrivò negli Stati Uniti il ​​3 gennaio 1882, per una tournée prevista per quattro mesi. Questo tour durerà infine un anno, portandolo in Canada. Questo aforisma, quintessenza del pensiero wildiano, sintesi di tutta la sua vita, è in realtà la frase conclusiva del ciclo di conferenze “The English Renaissance of Art” tenutosi in terra americana.

Drammaturgo, poeta, romanziere e critico, Oscar Wilde utilizzò tutte le forme letterarie per rendere culto alla Bellezza, e alle sue manifestazioni: le opere d'Arte.

Conosciamo il fascino che esercitarono su Wilde un certo numero di dipinti, primo fra tutti il ​​San Sebastiano di Guido Reni.

Rompendo con la tradizione aristotelica e la filosofia classica, Wilde rifiuta l'arte come imitazione della vita. L'arte è vita, l'arte imita la natura, insiste. E questo pensiero, così chiaramente espresso nel nostro manoscritto, non è solo un atteggiamento dandy: è una convinzione profonda, una professione di fede. Chi meglio di Oscar Wilde sapeva mostrare la forza viva di un'opera d'arte? Pensiamo tutti all'avvincente lettura delle pagine del Ritratto , quando l'immagine dipinta e invecchiata di Dorian Gray viene segnata dai segni dell'età e del vizio, per poi finire pugnalata, squarciata con ferite suicide di coltello.

L’impatto di questo nuovo modo di pensare sarà immenso. È in Marcel Proust che troviamo l'eco più clamorosa di queste parole. “Il segreto della vita è nell’arte” dice Oscar Wilde. “La verità suprema della vita è nell’arte. » ci racconta il narratore di La Ricerca! “La grandezza della vera arte (…) è stata quella di riscoprire, di riconquistare, di farci prendere coscienza di questa realtà lontana dalla quale viviamo (…) di questa realtà che rischieremmo moltissimo di morire senza aver conosciuta, e che è tutto semplicemente nostro vita. La vita vera, la vita finalmente scoperta e chiarita, l'unica vita quindi veramente vissuta, è la letteratura; questa vita che, in un certo senso, vive in ogni momento in tutti gli uomini così come nell'artista. »

Questo dialogo formidabile deve senza dubbio la sua esistenza al maestro comune che fu per Wilde e Proust, John Ruskin. Il loro pensiero è germogliato per nutrire l’intero XX secolo. Queste poche parole di Oscar Wilde costituiscono davvero un precedente. Hanno ispirato tanti seguaci che, seguendolo, hanno potuto trovare nell'Arte una ragione di vita, un modo più pieno e profondo di comprendere il mondo.

André Suarès scriveva nelle prime pagine di CondottiereCome tutto ciò che conta nella vita, un bel viaggio è un'opera d'arte. ".

Più vicino ancora a noi, troviamo un’altra esegesi di queste parole essenziali dello scrittore britannico : “Rendere essenziali alla nostra vista – e chissà alla nostra vita – paesaggi che fino ad allora erano per noi inesistenti o invisibili (…) questo è il paradosso e il favoloso privilegio dell'artista. Quindi non esitiamo a ripeterlo: è la natura che imita l'arte, non il contrario. Nei campi che circondano il mio villaggio, ogni estate percepisco lo scompiglio, la disperazione dei girasoli: siamo degni di Lui, sussurrano nel soffio del vento, di questo Van Gogh che per primo ci ha partorito? (Jacques Lacarriere)

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