Gabriel MATZNEFF (1936-)

Manoscritto autografo firmato – I tre porcellini.

Otto pagine in-4° in inchiostro turchese. (Parigi. Fine novembre 2015)

Ricco manoscritto in cui l'autore esprime i suoi sentimenti sulla generazione Bataclan nata dalla tragedia parigina del 13 novembre 2015.

Trafalgar Square e la stazione di Waterloo si trovano a Londra. La Gare d'Austerlitz e Rue d'Arcole si trovano a Parigi. Luoghi e monumenti prendono il nome dalle vittorie, non dalle sconfitte. Allo stesso modo, nelle scuole militari le promozioni dei giovani ufficiali prendono i nomi dei soldati vittoriosi: “Maréchal de Turenne”, “Generale Lassalle”, “Tenente colonnello Amilakvari”. Quando, straordinariamente, si parla di sconfitti, sono gli sconfitti che hanno combattuto eroicamente fino alla fine, sono stati sconfitti con tutti gli onori di guerra: una delle promozioni di Saint-Cyr si chiama “Quelle di Diên Bien Phu”.

Chi è l’idiota suicida che ha dato il nome di “generazione Bataclan” a giovani donne e ragazzi che hanno l’età delle vittime di venerdì 13 novembre 2015? È lo Stato Islamico che deve dare questo nome ai suoi giovani cittadini, non la Francia, per la quale questo venerdì 13 novembre 2015 resterà la data di una delle sue sconfitte più spettacolari e deprimenti.

Questa scelta della “generazione Bataclan” esprime un masochismo, uno sconcertante disprezzo di sé. E siamo sopraffatti dalla mediocrità piccolo-borghese, dall’insignificanza dei commenti dei sopravvissuti di questa “generazione Bataclan” quando vengono interrogati dai giornalisti o si esprimono sui social network. Lo zozo che si mette una cintura di cuori intorno alla vita, l'altro idiota che va in giro con un cartello "Siete tutti fantastici!" », il terzo che dichiara con orgoglio che il suo obiettivo nella vita è continuare a divertirsi, a vedere i suoi amici, questi piccolo borghesi che considerano un atto di coraggio cenare al ristorante il venerdì sera.

Se avessero dodici anni, sarebbe ammissibile. Ahimè, non è così. Quelli che si comportano in modo così stupido, così mediocre sono gli adulti, le persone barbute. Ho detto “sconcertante”, ma la parola giusta è “spaventoso”. Quanto fu sconcertante la cerimonia in onore delle vittime alla Cour des Invalides. Amo Barbara e conosco alcune delle sue canzoni a memoria, ma quel giorno non era una bella canzoncina quella che, dopo La Marsigliese, avrebbe dovuto suonare in questo luogo alto, "Dies irae", e altrimenti saremmo rimasti presi. per il coraggio se, invece del discorso noioso del signor Hollande, un attore della Comédie-Française ci avesse letto il Sermone sulla morte di Bossuet.

Questa stupidità, questa mediocrità si spiega con il totale vuoto spirituale di tanti nostri connazionali. Non vivono, esistono, hanno una visione orizzontale degli esseri e delle cose. Questi sono i tre porcellini di una canzone che il signor Hollande avrebbe dovuto far cantare a Les Invalides, gli calza come un guanto: “Chi ha paura del lupo cattivo? Non siamo noi, non siamo noi! Noi siamo i tre porcellini che ballano in cerchio. »

A parte il Papa di Roma e il Patriarca di Mosca, chi in Europa fa appello alle forze dello Spirito, invita alla trascendenza? Nessuno. In ogni caso, nessuno in Francia, dove i leader politici si lamentano dell’ascesa dell’islamismo, ma la loro unica risposta, per arginare questa crescita, è quella di vietare i presepi di Natale nei municipi. Presto, scommetto, l'emozionante celebrazione della Natività, del mistero dell'incarnazione, del Verbo fatto carne, di Cristo Dio e uomo, sarà, come nell'Unione Sovietica ai tempi della persecuzione anticristiana, sostituita da una celebrazione di Bonhomme Hiver, Diadia Moroz, versione leninista di Babbo Natale.

In passato, dal generale de Gaulle a François Mitterrand, alcuni capi di Stato hanno saputo parlare di trascendenza ai porcellini in berretto basco e baguette, invitandoli a superare se stessi, a leggere Seneca, Plutarco e Pascal. Oggi lo Stato non invita i francesi a riconnettersi con i tesori rinvigorenti della loro eredità greco-romana e cristiana, è incapace di farlo. Lo Stato non parla mai della loro anima ai francesi della “generazione Bataclan”, che si ostinano a non avere altra preoccupazione che guadagnare soldi, donare il meno possibile, andare in vacanza e... divertirsi. I tre porcellini si aggrappano alla loro vita comoda, la tragedia li fa orrore, non vogliono sentir parlare di morte, né di eternità, né di salvezza delle loro anime, né di ascesi, né di digiuno, né di Dio; quello che vogliono è continuare a bere birra e soprattutto, soprattutto, che i malvagi terroristi del malvagio califfo Abu Bakr al-Baghdadi li lascino in pace, na!

Intanto, nelle nostre periferie dove ci annoiamo, dove invece di invitare i giovani francesi di origine nordafricana a – come facevano un tempo i giovani francesi di origine armena, russa, spagnola, italiana, polacca – leggere I tre moschettieri, visitare il Louvre, vedi Figli del Paradiso, lo Stato insegna solo calcio e astratte “virtù repubblicane” che non induriscono nessuno, è il malvagio Califfo che parla loro della loro anima; insegna loro la trascendenza; spiega loro che ciò che rende grande l'uomo, come insegnarono un tempo il Buddha, Epicuro e Cristo, non è il Sum, ma il Sursum; non l'io, ma il superamento di sé; non conforto, ma sacrificio. Questo hanno voglia di sentire questi adolescenti ribelli, scorticati vivi, come sono sempre stati gli adolescenti sensibili. Educati, istruiti, potrebbero diventare il luminoso Alëša Karamazov, ma, crescendo tra adulti piatti come passere, si schierano dalla parte del califfo, dell'arcangelo nero della morte, del lupo cattivo. Bisogna essere molto stupidi, o straordinariamente malafede, per esserne sorpresi.

 

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