André Gide (1869.1951).

Lettera firmata allo scrittore Louis-Raymond Lefèvre.

Una pagina in-4°. Parigi. 26 giugno 1928.

“Caro amico, subito una parola veloce, solo per stringerti la mano di sfuggita. Lascerò Parigi tra pochi giorni e temo di non riuscire a trovare il tempo per vederti fino ad allora, perché sono terribilmente occupato. Bisogno urgente di riposo e di lavoro tranquillo. Non preoccuparti per Baylac. Prenditi il ​​​​tuo tempo. L'importante è sapere che sei interessato a lui e che non guardi i suoi quaderni con riluttanza. Ma, naturalmente, questo compito deve lasciare il posto ad altri più urgenti. Ho ricevuto una gentilissima lettera olandese (non ricordo bene da chi), frutto del tuo intervento, e ho risposto immediatamente (non ricordo se era la signora Gelikowsky). Ma eccomi qui, per vari motivi, costretto a rimandare questo viaggio. Questi primi passi saranno comunque utili in seguito, e conservo con cura tutte le lettere e le informazioni riguardanti le Indie Orientali Olandesi, in un archivio separato, per poterle riutilizzare a tempo debito. »

Gide cita il caso dei quaderni di Jean Pierre Baylac, un giovane pastore morto all'età di 20 anni, erotomane e zoofilo. Ha registrato le sue azioni nel corso dei giorni e ha lasciato una sessantina di quaderni e circa ventimila pagine. Gide incaricò Lefèvre di trascrivere e battere a macchina questi quaderni, di cui voleva produrre una piccola edizione, su consiglio di François Paul Alibert e Roger Martin du Gard.

 

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