Marcel Proust (1871.1922)
Lettera autografa firmata alla baronessa Aimery Harty di Pierrebourg.
Otto pagine in-8° su carta da lutto. [Versailles] Venerdì [23 ottobre 1908] 
Kolb, volume VIII, pagine da 249 a 251.
 
«E questo sentimento, o almeno quello di Odette per sua madre, le pagine già un po' vecchie che ho scritto sulle mie, vi mostreranno forse, se un giorno le pubblicherò, che non sono assolutamente indegno di capirlo. » 
Straordinaria lettera letteraria, che evoca i suoi lavori in corso e il personaggio di Odette.
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“Signora, è a Versailles, a due passi da questo parco che ha ascoltato i lunghi discorsi di David Hériel e Laurence de Kermot e dove non posso nemmeno fare un pellegrinaggio tra le imponenti Minerva, le voluttuose Veneri e i gladiatori feriti [personaggi del romanzo del destinatario Ciel rouge], poiché da un mese non sono riuscito ad alzarmi un giorno, più torturato da un soffocamento incessante di quanto non lo sia mai stato, è a Versailles che ho appena ricevuto "Ciel Rouge" e per tutta la notte non sono riuscito a posare questo libro che mi ha preso, come la passione e come la vita. Che nonostante ciò sia "Équité" è un miracolo. La madre del signor de Kermor è ammirevole, e se non sposiamo la sua causa, tuttavia la troviamo difendibile, per tutto il tempo è meravigliosamente comprensibile e ricostituito. Ed è forse colui per cui avete più affinità, che avete trattato con una più severa imparzialità, sapendo bene che è ancora colui che più facilmente si concilierebbe con i nostri cuori, è David. Visione doppiamente profonda: è il doppio egoismo dell'amante e del poeta messo a nudo. Questo libro oggettivo, se mai ce n'è stato uno, l'ho trovato tuttavia deliziosamente soggettivo. Proprio in quell'ambiente, davanti a quest'Arco di Trionfo di cui hai parlato con trionfante maestria, potrei dimenticare l'amata finestra, i begli occhi che si aprono su di essa, la dolce serata che ho trascorso lì, mentre tu la guardavi nel tardo pomeriggio e mentre le belle frasi che leggiamo oggi si spegnevano senza dubbio nell'inconscio delle tue fantasticherie. Ma soprattutto dove vivi, dove piangi interamente, è nella tenerezza per Odette. E questo sentimento, o almeno quello di Odette per sua madre, pagine già un po' vecchie che ho scritto sulla mia, ti mostreranno forse, se un giorno le pubblicherò, che non sono assolutamente indegno di comprenderlo e che se l'ho reso meno bene, e per di più in modo molto diverso, ero ben fatto per ammirare in un altro l'espressione più commovente. Questa scena della "buonasera" vicino il letto, lo vedrai, molto diverso e quanto inferiore.
Sei un romanziere!  Se potessi creare esseri e situazioni come te, quanto sarei felice! 
Leggendo questo libro tortuoso e bellissimo, ho pensato, perché ci fai riflettere molto e mi sono detta quello che mi sono detta spesso, che forse questa esaltazione del sentimento materno che tu hai, forse hai avuto per la nostra felicità, un certo impatto in un'opera ammirata tra tutte, quella di Monsieur Hervieu. Madame de La Fayette disse: "Il signor de La Rochefoucauld mi ha dato lo spirito ma ho riformato il suo cuore" Non avevi bisogno di nessuno che ti desse lo spirito, e molto più dello spirito. Il signor Hervieu non poteva ricevere che da sua madre questa sensibilità che sentiamo innata in lui e che è così profonda sotto la freddezza superficiale come un ciclamino ardente sotto una neve sottile. 
Ma è forse lecito pensare [che] la frequentazione, lo scambio di battute gentile e costante con una donna della tua sensibilità avrebbero potuto dare maggiore spazio nella sua opera a un ordine di sentimenti su cui inevitabilmente richiamavi la sua attenzione. Se – per quanto indirettamente – hai una oscura parte di responsabilità nell’idea stessa di questo capolavoro immortale, la Corsa delle Fiaccole, possa tu essere benedetto dalla Letteratura francese, dalla Letteratura universale che ci sono poche opere così profonde e così perfette. 
Addio Signora, spero che la mia salute faccia di questo addio un presto addio. Per favore accetta i miei rispettosi, ammirati e grati tributi, Marcel Proust. 
Eppure, vorrei sollevare due obiezioni a questo splendido libro, che sono troppo stanco per sviluppare qui e che vi direi se vi incontrassi. In una parola, trovo che la rabbia del signor de Kermor dopo le parole piuttosto poco serie "So che odiate gli artisti ecc.", sia sproporzionata rispetto a queste parole che non rivelano ancora nulla, e le faccia apparire un po' fredde poche pagine dopo, quando ammette di aver bisogno di questo affetto: "Il signor de Kermor non poteva crederci. Queste parole sentimentali ecc." La deliziosa dedica è stata per me un'emozione, una gioia custodita con grande gratitudine.